Se un familiare regala ad un congiunto una cifra consistente di denaro, e si ha intenzione di spenderla per un bene di valore (per esempio, un’auto, una vacanza, un cellulare, ecc.) occorre prendere alcune precauzioni per evitare che, un domani, l’Agenzia delle Entrate possa richiedere con quali soldi è stata sostenuta tale spesa.
Facciamo un esempio: se si guadagna 800 euro al mese e si acquista uno smartphone che vale altrettanto è inverosimile che qualcuno possa permettersi un bene di lusso “non necessario” spendendo tutto il proprio stipendio.
Il problema con il Fisco può sorgere facilmente, poiché quest’ultimo possiede strumenti di controllo degli acquisti (Redditometro) che incrociano quanto si guadagna con quanto si spende, se viene rilevato uno scostamento superiore al 20% scatta l’allarme rosso. Allora l’ufficio dell’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere la provenienza di tali somme e, se non si sarà in grado di fornire la dimostrazione che è stato un regalo, sarà automatico il sospetto che esse provengano da redditi “in nero”, ossia non dichiarati al Fisco.
La conseguenza sarà un accertamento fiscale, un ricalcolo delle imposte dovute a titolo di Irpef, con le conseguenti sanzioni.
Non solo. La donazione può essere interpretata anche come un prestito da parte di un soggetto (concedente) in favore di un altro (beneficiario). Risultato: il fisco potrebbe presumere che il concedente maturi interessi attivi, e quindi redditi da dichiarare ai fini Irpef, nella propria dichiarazione.
Tutti tali problemi possono essere evitati prendendo alcuni accorgimenti.
La cosa più semplice da fare, per documentare l’origine delle somme avute in dono, è quella di utilizzare, per il loro spostamento da un soggetto a un altro, degli strumenti tracciabili come un assegno non trasferibile o un bonifico bancario. Tra i due è preferibile comunque il bonifico poiché nella causale si potrà sempre scrivere “regalo di papà” o frasi similari che provano la liberalità. Si tratta, in entrambi i casi, di modalità che lasciano un “segno”, una traccia nei registri degli istituti di credito (estratti conto compresi) e che potranno, in qualsiasi momento, essere esibiti al fisco. Senza contare che già la stessa amministrazione è capace di verificare, con i propri strumenti telematici (la cosiddetta Anagrafe dei rapporti finanziari o, più volgarmente detta, dei conti correnti) ogni movimentazione dei rapporti bancari.
Ma ciò potrebbe non bastare. Infatti, la semplice tracciabilità del pagamento, sebbene è in grado di dimostrare la provenienza delle somme, non prova invece il titolo (la ragione) per cui tali somme sono state elargite (per es. se per un semplice regalo, o per un prestito fruttifero di interessi).
E allora, sarà necessario cautelarsi anche firmando una scrittura privata. E ciò vale nonostante le parti, come detto, siano parenti strettissimi e siano solite aiutarsi reciprocamente. Ribadiamo che il problema può sorgere solo laddove le somme trasferite siano consistenti (quindi, al di là di poche decine di euro).

 

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