Si definisce Economic Value Added una metodologia per il calcolo del rendimento di un investimento. Lo scopo del modello è quello di compensare alcune lacune derivanti da determinati indicatori contabili, ad esempio il risultato economico d’esercizio, il Return on investment (ROI) o il Return on equity (ROE). Essi, infatti sono calcolati su dati storici senza una vera prospettiva reddituale futura, fortemente influenzati da regole giuridiche e fiscali ed infine derivanti da aspettative contrastanti relative ai destinatari dell’informazione (azionisti, creditori ecc..)
Alla fine degli anni ottanta, la società di consulenza Stern & Stewart sviluppò il modello E.V.A.: essa intendeva colmare le suddette lacune considerando infatti non soltanto la remunerazione del capitale di debito ma anche di quello di rischio, mostrando l’effettiva capacità dell’azienda di produrre ricchezza, fornendo alla gestione dati significativi per la programmazione a medio lungo termine.
L’indice deriva dalla differenza tra il reddito operativo e il costo del capitale impiegato per ottenerlo
E.V.A. = NOPAT – WACC*CI
In cui:
- NOPAT (Net Operating Profit After Taxes) = Reddito operativo dopo le imposte;
- WACC(Weighted Average Cost of Capital) = Costo medio ponderato del capitale raccolto;
- CI = Capitale Investito (composto da Capitale fissoe da Capitale circolante netto);
Per meglio apprezzare la valenza di tale indicatore possiamo riscrivere la formula in questo modo:
EVA = (NOPAT/CI-WACC)*CI
Dove NOPAT/CI è un valore approssimabile al ROI.
Se EVA > 0 l’impresa sta creando ricchezza dopo aver remunerato i fornitori di capitale (creditori e soci), viceversa (EVA<0) essa sta distruggendo ricchezza. Un’impresa con EVA > 0 ha la possibilità di attrarre risorse addizionali al fine di incrementare la ricchezza creata (l’EVA rimane positivo fin quando il tasso di crescita del NOPAT è almeno pari a quello di crescita del CI).