Qualche settimana fa, leggendo alcuni articoli in merito al Made in Italy, mi ha molto colpito l’affermazione di Ermanno Scevrino secondo la quale entro una generazione, il Made in Italy” sarà scomparso. Secondo il designer infatti, cito testuali parole: “la moda inizia a contemplare la propria estinzione, perchè non è più in grado di procurarsi gli artigiani che finora hanno contribuito al successo dei marchi italiani più famosi nel mondo. Modellisti, sarti, tagliatori, ricamatrici, tutte le figure professionali che trasformano un’idea in un prodotto finito, non trovano eredi che li sostituiscano”. Quando poi questo tipo di preoccupazione viene condivisa da un pò tutte le Aziende del lusso, la questione diventa ancor di più degna di ulteriori riflessioni.
Nella moda in particolare, la maggior parte dell’indotto è composto da artigiani. Nonostante le ottime condizioni lavorative e il sostegno all’apprendistato da parte del Governo, malgrado la disoccupazione giovanile sia al 35% e lo stipendio netto annuale ad es. di un tagliatore di pelli parta da 18mila euro, le aziende non riescono ad avere candidati.
Questo perché gli italiani tendono a guardare dall’alto al basso i lavori manuali e, erroneamente, sono portati a considerare il titolo universitario, qualunque esso sia, come la migliore garanzia per un posto di lavoro.
Il discorso non si limita solo al settore della moda; secondo le associazioni di riferimento, mancano Panettieri, Falegnami, Pizzaioli e sembra non sia affatto facile reperirli nel mercato del lavoro, in particolare se si richiede manodopera Italiana.
Tornando al settore della moda, sempre secondo la Federazione Italiana Pubblici Esercizi pur essendo vero che ai livelli più bassi delle imprese del settore sono stati persi quasi 100.000 posti di lavoro a partire dall’inizio della crisi e che una buona fetta della produzione è stata spostata verso i più economici Paesi emergenti, il fabbisogno occupazionale è così elevato che alcune aziende hanno cominciato a strappare risorse Umane dai propri concorrenti (ciò permette ai candidati di negoziare condizioni economiche più vantaggiose).
Altre aziende, invece importano dall’estero quelle competenze che non trovano in Italia.
Questo porta ad un secondo problema: In molti sono stati accusati di attaccare un’etichetta con scritto “Made in Italy” su capi prodotti all’estero e ultimati in Italia; ma è corretto?
Cosa significa realmente “Made in Italy”?

“Con l’espressione inglese made in Italy, si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale e industriale italiana che ha spesso portato (soprattutto negli anni ottanta) i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commerciale internazionale.
La dicitura “made in Italy” è diventata negli anni un vero e proprio marchio (brand); è il terzo al mondo per notorietà, dopo i marchi Coca-Cola e VISA.
All’estero infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato una fama (con corrispondente vantaggio commerciale) tale da costituire una categoria a sé.
Sono generalmente riconosciute al prodotto italiano medio, o quantomeno ci si attende che esso presenti, notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del disegno e delle forme, durevolezza”.
Nella realtà dei fatti apporre la bandiera italiana, la dicitura Italy, o made in Italy su un prodotto, è possibile per riferirsi alla parte imprenditoriale del produttore, mentre quella produttiva (coloro che materialmente lavorano il prodotto) vera e propria può trovarsi ovunque.
Basta quindi che il prodotto sia «pensato o disegnato» da un imprenditore italiano, per potersi tranquillamente fregiare di tale marchio, anche se questo è costruito in un qualsiasi altro luogo.
Nel 2009 è stata emanata una legge per tutelare il made in Italy: il decreto legge nº 135 del 25 settembre 2009 contiene l’art. 16 dal titolo Made in Italy e prodotti interamente italiani.
Questo ha portato al pieno riconoscimento del 100% Made in Italy e la conseguente emanazione della garanzia attraverso la certificazione.
Pertanto oggi non è solo una scelta di qualità e status symbol che sublima il prodotto “100% Made in Italy” ma un indispensabile atto di comunicazione.
Il marchio “100% Made in Italy”, applicabile a qualunque settore, è parte integrante del prodotto il cui pregio lo rende unico e correttamente apprezzato dal consumatore.
Con la certificazione, l’azienda che se ne fregia, riesce quindi a comunicare correttamente il valore del prodotto di qualità realizzato interamente in Italia.
Il Marchio 100% Made in Italy viene rilasciato dopo una attenta serie di controlli sulla qualità, lo stile, i materiali e molte altre fasi della produzione, tutte certificate Made in Italy dal marchio di tutela.
I controlli sono volti a certificare che l’intero ciclo produttivo del prodotto sia totalmente realizzato in Italia.
La certificazione del Made in Italy è la sola che garantisca l’autenticità del prodotto.
Per concludere vorrei far riflettere su come la grande qualità artigianale e manifatturiera italiana diventa un’arma spuntata se ci limitiamo a pensarla in contrapposizione con la produzione di valore immateriale (brand). Al contrario può restare un punto di forza se diventa parte di un processo di innovazione più ampio nel quale il brand gioca un ruolo chiave.

 

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